Dal 1820 Teoria e Pratica della danza classica secondo Carlo Blasis
Specificare esattamente i ruoli di Pratica e di Teoria all’interno della danza classica è un compito assai difficile, una risposta esaustiva a tutto questo potrebbe però essere trovata all’interno degli antichi testi e manuali del balletto classico.
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ToggleRicordiamo che già dal 1670 (ai tempi del tanto affezionato alla danza Re Sole), i primi scritti basati sulla tecnica e sul linguaggio del balletto classico, iniziarono ad essere elaborati per la prima volta nella storia dell’umanità.
Col passare dei secoli i testi, crebbero di efficacia e sotto l’aspetto descrittivo, di pari passo al sempre più elaborato perfezionamento dell’arte stessa del ballo, legata maggiormente al professionismo, ed in maniera sempre minore al livello di intrattenimento di Corte amatoriale.
Più tardi nel 1820 viene pubblicato un libro davvero molto importante e di svolta nei riguardi del balletto classico, sia sotto l’aspetto teorico che della pratica, grazie al grande operato nel settore del maestro di danza Carlo Blasis.
A questo maestro ed artista verranno poi attribuite la maggior parte delle opere teoriche e trattati sulla danza classica pubblicati fino al 1870 circa.
Il maestro Blasis non si limita ad essere una fonte inesauribile di conoscenza teorica, ma verrà ricordato nel tempo anche per la sua grande inventiva, come innovatore artistico della tecnica e dell’estetica del ballo accademico.
Riconosciuto anche come tra i più importanti maestri di danza della Scala di Milano, Carlo Blasis riuscì a compiere veri e propri prodigi per quanto riguarda il proprio operato sui propri allievi, raggiungendo così la ben nota celebrità a lui attribuitagli.
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Carlo Blasis alla Scala di Milano
Grazie al suo lavoro, anche la stessa Accademia della Scala riuscì poi ad acquisire maggior prestigio, riuscendo a preparare, in particolar modo nel decennio che va dal 1940 al 1950, una schiera di danzatori professionisti di livello inimmaginabile.
Questi molto preparati danzatori, contribuirono anch’essi ad aggiungere magnificenza alla storia della danza classica.
I ballerini di Blasis erano estremamente preparati, riuscivano ad ottenere tecniche davvero straordinarie grazie anche allo studio teorico effettuato sui più grandi scritti e manuali del passato del loro stesso maestro.
In questi libri è contenuta tutta l’esperienza teatrale e da palcoscenico come danzatore e preparatore di coreografie innovative, nonché un metodo di approccio all’insegnamento rivoluzionario.
Questo era in effetti il suo segreto: la modernizzazione dell’utilizzo di alcuni dei più preziosi strumenti pedagogici, in ottemperanza di tavole di rappresentazioni teoriche davvero molto ampie.
Il disegno era un importantissimo metodo di rappresentazione, fino a quel momento ignorato.
I manuali di Carlo Blasis
Nei manuali del Blasis si evince facilmente come per il coreografo sia importante la rappresentazione della geometria del corpo, attraverso la tavola visiva, utilizzata ovviamente oltre che per visionare in breve tempo la postura, anche per la struttura delle posizioni degli arti e del corpo.
Nientemeno Carlo Blasis utilizzava rappresentare tecniche dei grandi del passato per educare le nuove generazioni di allievi, utilizzava inoltre svolgere analisi tecniche e giudizi sulle didattiche anche del passato, creando infine una sorta di sintesi e relazione tra elementi, sia per quelli che facevano parte, sia per quelli che non facevano parte del lavoro svolto sul palcoscenico.
La fantasia del coreografo però non si limitava a questo, infatti il suo metodo si ispira anche agli artisti pittorici del passato, come Da Vinci, Canova, Raffaello ed altri ancora, grazie alle opere dei quali, Carlo Blasis poteva spiegare la plasticità e le corrette posizioni da tenere durante salti o semplici posizioni.
Storia di Carlo Blasis
Nato in Italia ma francese sotto l’aspetto degli studi formativi, Carlo Blasis (1795-1878) partecipa ad innumerevoli studi durante il periodo Napoleonico com importanti nomi di maestri provenienti dall’accademia francese.
Nel 1817 inizia finalmente la sua grande formazione da esperto presso l’Opéra di Parigi assieme al noto Pierre Gardel, per poi ritornare in Madre Patria.
In Italia come dapprima accennato Blasis lavora presso la Scala di Milano, dove forma ballerine dalla tecnica avanzatissima; anche se molto affezionato alle basi del classico, il maestro è anche riconosciuto per essere stato un grande docente innovativo, moderno e molto sapiente.
Ballerino e coreografo d’avanguardia ed esperto “pirouetteur”, fonda il suo programma didattico su importanti aspetti di fondamento, quali l’autocritica degli allievi, la ricerca di una consapevolezza culturale e pertanto di una notevole applicazione allo studio sia del ballo che al di fuori di esso (era suo uso comparare le opere pittoriche, di scultura ed architettoniche alla danza).
Il “Traité élémentaire théorique et pratique de l’Art e de la danse” è uno dei lavori di Blasi più riconosciuti, probabilmente il migliore svolto nella sua vita, nel quale mette assieme e codifica principi e regole della danza classica di fine 700′; primo manuale nel quale vengono raffigurate posizioni e posture precise del ballo tramite tavole di disegno.
Trattato elementare teorico pratico dall’arte della danza di Blasis
E’ il nome tradotto del manuale di Carlo Blasis: “Traité élémentaire théorique et pratique de l’Art e de la danse”, un trattato che vede scritto al suo interno una serie di metodologie innovative dell’epoca:
- Utilizzo della schematizzazione di base geometrica accorpata al balletto: era usuale per il maestro, disegnare alla lavagna il corretto utilizzo delle articolazioni corporee e delle relative torsioni/posture da assumere durante le varie posizioni di danza.
- Visualizzazione di pose tramite le tavole raffigurative a contorno del testo scritto: queste raffigurazioni venivano estrapolate dalle stesse pose del maestro Blasis.
Nel testo vengono inoltre citati personaggi del passato illustri (Rousseau, Platone, Da Vinci, Ovidio, Boileau, Metastasio, Ovidio ed altri ancora) e relative realizzazioni inerenti ad altre pratiche storiche: filosofia, pittura, scultura, poesia, ecc., per indicare che il maestro di danza non era affatto una persona disinformata, non acculturata o di basso rango sociale.
Nel 1830 da vita ad un altro testo: “Manuel complet de la danse”, dove verranno incluse anche raffigurazioni di danzatrici femmine, ispirando i modelli rappresentativi ai canoni estetici del tempo, con vesti inerenti alla danza francese di inizio secolo come la “troubadour spagnola” o le vesti greche.
In questo secondo trattato, si rispecchia esattamente la trasformazione del ballo avvenuta tra la fine del 700′ e l’inizio dell’800′: corpi liberi dagli antichi costumi pesanti e costrittivi, riescono in questo passaggio storico a librarsi nell’aria e sulle mezze punte come mai prima era accaduto.
Proprio da qui nasce la concezione di una danza in progresso sia tecnico che di contenuto, vedendo nel “salto” (o volo), quel distacco dal materialismo che caratterizzerà poi nel tempo le basi del balletto romantico di stampo francese con opere come la “Syphilide”.