La complessa storia del Flamenco in Spagna
Negli States il flamenco è un indicatore inevitabile della personalità culturale della Spagna.
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ToggleLa complessa storia del Flamenco in Terra Madre, è stata rappresentata in passato da una cultura spesso generalizzata anche in sede Hollywoodiana.
Tutto il mondo esterno alla Spagna generalizzava un tempo il paese come unico e completo covo di artisti di flamenco, cantanti, ballerini e chitarristi che erano così presi dalla loro arte, da non avere ulteriori energie per partecipare socialmente alla vita del luogo in cui vivono.
La cultura musicale del flamenco è stata portata nel mondo dai Nomadi nei distretti meridionali del Paese iberico, è stata accolta e distribuita tra diverse generazioni di stranieri, gente prima esterna che interna alla Spagna, ben prima di trasformarsi in immagine e cultura pubbliche e locali spagnole.
All’interno della Spagna, tuttavia, a prescindere dai fattori esterni ed interni che lo hanno rallentato, il legame tra l’arte del flamenco e il carattere pubblico spagnolo è stato in pieno svolgimento da oltre un secolo.
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L’adorazione mondiale per il flamenco ha suscitato a lungo problemi all’interno della Spagna, dove un tempo la presentazione era vista come un’esibizione scabrosa, disgustosa e fin troppo esplicita per i gusti dei governanti e degli alti ranghi sociali.
In molti prima di accettarlo univocamente come tassello culturale spagnolo, hanno considerato il flamenco come un vero flagello per la loro società, come un problema spinto dai gitani che ha ostacolato il progresso naturale dell’intero Paese, relegandolo fin troppo alla tradizionalità.
In realtà tutt’oggi quest’arte mostra come la complicata personalità pubblica della Spagna, continui ad avanzare sulla sua linea folklorica.
Il flamenco, proclamato patrimonio ed eredità sociale immateriale dall’UNESCO, è un’opera d’arte completa che consolida versi, canti, toques, palmas e pitos (poliritmica dei palmi delle mani e schiocco delle dita), suoni di chitarra classica e naturalmente ballo.
Spesso include una partecipazione col pubblico, quando soprattutto la musica ed il ballo crescono, si utilizzano molto i passi coi piedi che formano anch’essi poliritmiche alle quali il pubblico risponde con urla rassicuranti ed energizzanti per gli artisti
Nessuno sa veramente dove sia iniziata l’espressione “flamenco”, eppure tutti concordano sul fatto che l’opera d’arte sia iniziata nel sud della Spagna, tra l’Andalusia e Murcia,ma d’altra parte è stata modellata da artisti e intrattenitori persino d’oltreoceano, arricchendosi anche in Sud America, nelle Antille e naturalmente anche in Europa.
La storia del flamenco in Spagna diventa sempre più contorta
Durante tutto il XIX e il XX secolo, inizialmente le alte sfere spagnole emarginarono il flamenco, attraverso la semplice giustificazione della terribile posizione che la corrente aveva, come creatura generata dalle popolazioni esclusi degli antichi zingari, nonché per il fatto che questi balli e queste musiche, nascendo dai quartieri meno abbienti delle città, non potevano di certo rappresentare la Spagna in tutto il suo maestoso splendore.
Dalla metà del diciannovesimo secolo in poi, il diversivo del flamenco si diffuse rapidamente dal sud della Spagna fino al cuore pulsante della stessa, alla capitale Madrid ed oltre, sino ad altre città spagnole.
In questo momento il flamenco prospera come risultato dell’ascesa di una cultura folklorica di massa, generando così un via vai turistico della penisola iberica.
Le élite spagnole detestavano in particolare il modo in cui turisti e stranieri, sia su territorio che al di fuori dello stesso, collegavano la Spagna con il flamenco.
Tempi difficili, nei quali la personalità pubblica di un Paese come quello spagnolo, venne in seguito vista a livello estraneo, come generata da emarginati, poveri, criminali, toreri, vagabondi e naturalmente musicisti e danzatori di flamenco.
Una sorta di elogio subdolo per mostrare l’incrollabile validità della Spagna, come Paese autentico e non piegato come altri alla globalizzazione industriale.
In ogni caso, le élite spagnole non hanno mai preferito questo movimento artistico per rivolgersi a se stessi, o alla gente del loro paese, esse hanno combattuto la febbre del flamenco con ogni risorsa disponibile per cercare di contenerlo il più possibile per evitare di farlo emergere come tradizione culturale spagnola.
Tuttavia, la mania per il flamenco si è dimostrata significativamente più difficile da distruggere rispetto alla presunta pubblicità ingannevole negativa, diffusa dai Pesi oppositori della Spagna limitrofi francesi e inglesi.
Questa propaganda negativa tentava di descrivere la Spagna come un luogo composto da selvaggi governanti provinciali, legislatori abusivi e artisti che erano in realtà solo gente di campagna molto creativa.
Il flamenco è venuto a caratterizzare le sensazioni di disonore delle élite spagnole riguardo al declino dello status della nazione come potenza straordinaria nel periodo più delicato e d’avanguardia.
Critiche della chiesa cattolica e delle istituzioni nei confronti del flamenco
I critici più profondi del flamenco erano composti da:
- Chiesa cattolica e i suoi partner moderati.
- Media Mainstream al servizio del potere.
- Studiosi intellettuali, giornalisti e legislatori di sinistra.
- Pionieri degli sviluppi degli operai progressisti.
Durante il periodo convulso tra la bonifica e l’inizio del conflitto nazionale, dal 1875 al 1936, questi raduni utilizzarono il flamenco per valutare quelli che consideravano i mali politici, finanziari e sociali della Spagna.
La Chiesa cattolica assume nei confronti del flamenco un ruolo assai critico, ai seguaci cattolici sembra che il flamenco sia deviazione sociale di massa che nel tempo potesse provocare l’inappropriatezza all’interno della società, il crollo della famiglia tradizionale e la rovina della Patria.
Per la maggioranza delle persone esperte moderate, al contrario, il flamenco è stato ricordato per tenere gli spagnoli in una morsa culturale estremamente arretrata. Consideravano il diversivo artistico un’interruzione che impediva agli spagnoli di risolvere i vari mali interni del paese, tra cui un quadro politico degenerato, un sistema scolastico sorprendentemente arretrato, un’assenza di fondamenta e competenze industriali ed enormi squilibri in termini di commercio e ricchezza interna.
Nel frattempo, per i riformatori e i progressisti medi, il flamenco e il suo stile di vita che lo accompagnava, rappresentavano un cancro dal punto di vista lavorativo, distraendo e distogliendo i lavoratori bisognosi dal loro vero focus, ovvero dalla ricerca di rivoluzione per porre fine allo squilibrio sociale, politico ed economico del Paese.
Tutti questi oppositori profondamente critici, hanno inveito grazie al mainstream ed ai giornali in arringhe di carta contro questo tipo di divertimento, perché alcuni esperti considerano il flamenco il risultato distorto di una secolarizzazione allargata, mentre altri pensavano che mostrasse protezione dal progresso e dalla modernizzazione.
Ciò di cui si lamentavano (e forse preoccupavano veramente), era la forza inimmaginabile e imprevedibile di una nuova ed efficace cultura di massa incontrollabile, nella routine quotidiana dei residenti regolari della Spagna.
Il flamenco viene apprezzato da grandi artisti europei e spagnoli
Le numerose fiere mondiali della fine del diciannovesimo e della metà del ventesimo secolo hanno dato un “passaggio” al flamenco, rendendo gli animatori ed artisti gitani e andalusi estremamente popolari, in particolare questo avvenne storicamente a Parigi.
La “melodia profonda” del flamenco (il celeberrimo cante jondo) ricevette i plausi di grandi artisti europei all’avanguardia.
Spingendo infine artisti iberici ed intellettuali del calibro di Federico García Lorca e Manuel de Falla, a spingere questo tipo di flamenco a cultura elevata spagnola.
Successivamente, l’aiuto degli europei al di fuori della Spagna ha cambiato l’importanza sociale del flamenco per gli stessi opinionisti spagnoli, storici e studiosi del tempo.
Dopo il terribile conflitto nazionale spagnolo, dal 1936 al 1939, le mostre di flamenco in Spagna vennero diminuite in modo impressionante.
La Chiesa cattolica ha, assieme ad alcuni rappresentati di particolari partiti politici, ripudiato il flamenco.
L’intento era quello di bilanciare i suoi apparenti disastri, tramite una promozione rinnovata di una società con soli canti e balli popolari, rafforzando un altro tipo di personalità pubblica basata sulla varietà territoriale spagnola, purificata dalla posizione rovente assunta dal flamenco fino a d allora.
La svolta la si ha negli anni ’50, dopo un lungo periodo di disimpegno mondiale e isolamento spagnolo, il nuovo sistema franchista aveva bisogno di contanti.
Ciò ha spinto il sistema a prendere una strada alternativa, elevando il flamenco per dare il via all’industria del turismo in Spagna.
Sistema franchista e il flamenco in Spagna negli anni ‘60
Quindi il nuovo sistema franchista asseconda l’affetto dei turisti per il flamenco, ampliando il numero di club serali, teatri, locali e botteghe che rappresentavano una notevole autorità per questa corrente artistica mai morta ma sempre stata in continua espansione.
Il sistema politico ebbe idee geniali, pubblicizzando ballerini e musicisti di flamenco all’interno dell’industria dei viaggi, autorizzando abili intrattenitrici di flamenco a recitare in produzioni americane, mettendo in risalto gli artisti flamenchi in expo di fama globale, come l’Esposizione Universale di New York del 1964.
Tutte queste pubblicità funzionavano, il sistema aveva la possibilità di acquisire un numero enorme di viaggiatori e il loro relativo denaro per aiutare a finanziare il periodo di prosperità della Spagna degli anni ’60.
Dopo la scomparsa di Francisco Franco (20 novembre 1975), il lavoro del flamenco all’interno della Spagna cambiò gradualmente.
Gli sviluppi per l’indipendenza provinciale all’interno della Spagna e lo sviluppo simultaneo di una cultura musicale mondiale, hanno contorto il rapporto del flamenco con il carattere pubblico spagnolo.
È stata sfruttata la rappresentazione sconosciuta della Spagna come luogo noto per il flamenco, esattamente come il paese non del tutto europeo dall’anima Gipsy, dagli stessi imprenditori interni al Paese.
Ciò non vuol dire che l’arte occorra oggi solo a finanziare il commercio, anche perché molti storici, intellettuali, giornalisti risvegliati ed indipendenti, hanno combattuto nell’intraprendere e promulgare studi approfonditi a riguardo dell’antica arte gitana sino ai giorni del flamenco contemporaneo.
Riuscendo infine a dare lustro e genuinità ad un’arte fino ad allora sempre combattuta, promuovendone il significato storico ed artistico sia in ambito andaluso/spagnolo sia in ambito internazionale.
Dopo gli anni ‘70 ai giorni d’oggi, si può chiaramente affermare che il flamenco abbia subito sia atti di commercializzazione estremi, sia però anche un reset del rispetto culturale ed artistico nonché accademico che tanto merita.