Sperimentazione anatomica nella danza
Quando avviamo la nostra iniziazione nei confronti di una disciplina artistica e fisica come quella del balletto classico o di una qualsiasi altro sport accademico, è bene porsi delle domande a monte, in primis domande inerenti al tema anatomico.
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ToggleConoscere a monte il proprio corpo ancor prima di scegliere uno sport, è molto importante, soprattutto se stiamo per percorrere un sentiero indirizzato verso il professionismo.
Per questo è indispensabile ottenere almeno un’infarinatura di base e almeno generale, delle funzioni organiche del corpo umano, ma in particolare modo, dei suoi corrispondenti sistemi: muscolare e scheletrico.
Per un danzatore di alto livello è davvero vantaggioso se non in molti casi obbligatorio, conoscere molto bene l’anatomia; conoscere bene inserzioni muscolari, articolazioni scheletriche e anzitutto tipi di movimenti (tra adduzioni ed abduzioni) e rotazioni, che le parti del nostro corpo sono in grado di compiere, senza chiaramente apportare danni a lungo termine allo stesso, è dunque indispensabile.
Alcune forme di fisico di persone, non sono pronti per danzare in maniera progressiva e continua nel tempo, né tantomeno sopportare lo stress muscolo-scheletrico che un allenamento serrato come quello della danza classica accademica, o di un ballo come la break dance o l’hip hop a livello professionale prevedono.
E’ naturale che per una situazione non accademica, bensì amatoriale, questo non risulta essere affatto un problema, i bambini così come gli adulti spesso vengono indirizzati verso scuole di ballo che non fanno “selezione all’ingresso” e questo è un bene, almeno dal punto di vista della libertà didattica e associativa, accettando qualsiasi tipo di persona che desideri provare a danzare qualcosa di più complesso di un semplice ballo di gruppo, magari qualcosa come la danza classica, la danza contemporanea o la danza modern jazz.
In altre realtà di settore un poco più accademiche, invece, la selezione viene fatta, eccome; solo le persone con i requisiti atletici e fisici ideali per il ballo classico o la danza in questione, possono averne libero accesso, per iniziare tra l’altro, un lungo percorso fatto di sudore, fatica, ferite (fisiche e psicologiche) e tantissimo sacrificio, anche all’interno dei corsi di danza per bambini.
Le ballerine di stampo accademico spesso tendono naturalmente e progressivamente a isolarsi da una normale vita sociale, rinunciando persino a studi e amici, per inseguire per tutta l’adolescenza e a fondo il loro sogno, studiando e preparandosi giorno dopo giorno con duri allenamenti, per una prossima audizione o spettacolo, o semplicemente per migliorarsi.
Di tutte queste, solo pochissime raggiungono gli obiettivi prefissati dall’inizio e questo risulta infine essere, alquanto frustrante per chi per una vita intera si è dannato l’anima e alla fine ha dovuto anche rinunciare ad essere danzatori o danzatrici di scena.
Oggi l’ambiente generale del ballo accademico sta sempre più perdendo la sua rigidità e severità didattica, prendendo finalmente una forma un po’ più morbida per la vita degli allievi.
In ogni caso, che si tratti di danza professionale o di semplice svago, quando ci avviciniamo alla danza classica occorre, come già detto nei paragrafi precedenti, conoscere molto bene la funzionalità generale del corpo umano.
Una volta apprese le principali nozioni anatomiche (che di solito sono incluse nelle spiegazioni degli insegnanti), negli appunti presi a lezione o in testi utilizzati durante i corsi di danza, sarebbe infine opportuno intraprendere sia a lezione che a casa propria, una sperimentazione anatomica nella danza, in particolare per quanto riguarda quella classica.
Cosa intendiamo per Sperimentazione anatomica?
Per sperimentazione anatomica nel ballo intendiamo semplicemente un’esplorazione del nostro corpo, attraverso un’esperienza tattile per apprendere al meglio forme, parti dure e parti molli del corpo, il tutto in maniera da capirne al meglio sia le strutture esterne che soprattutto quelle interne, o sottostanti, alla muscolatura più superficiale.
Un esempio alla portata di chiunque può essere quello inerente alla parte anatomica del collo, se poniamo le dita nella parte posteriore del nostro collo, ovvero sulla collottola (o coppino), possiamo facilmente percepire le proprietà strutturali della parta alta della colonna vertebrale.
Attraverso il tatto possiamo scorgere infatti i processi vertebrali e la parte concava caratterizzata dalla tanto citata lordosi cervicale, nonché la sua possibilità di movimento in avanti, la flessione che fisiologicamente distende la lordosi e la rovescia in maniera delicata, così come il suo movimento all’indietro, in grado di “bloccare come in una morsa” le dita, aumentando ulteriormente la curvatura di base che possiede il tratto cervicale.
Così come per individuare la base del segmento cervicale, basta scorrere con le stesse dita verso il basso, sentendo un piccolo rialzo subito posto al di sotto della lordosi cervicale, è questo il punto dove è collocata la settima e ultima vertebra del tratto cervicale.
Se invece vogliamo interagire anatomicamente con la colonna vertebrale, occorre un compagno, scorrendo il palmo di una delle nostre mani sul dorso di questa persona incontriamo dunque la famosa forma a “S” della spina dorsale, che parte dall’innesto occipitale cranico per giungere sino all’osso sacro.
Allo stesso modo, se la persona, stando sempre in piedi si flette in avanti, a questo punto percepiamo un unico arco di curvatura della schiena, le cifosi e le lordosi vengono così trasformate in un’unica e grande curva dorsale, che le annulla e che va a raddrizzare quasi completamente anche il tratto lombare e quello cervicale.
Al contrario se la persona cerca di inarcarsi all’indietro, notiamo che i tratti cervicali e dorsali non sono così flessibili in questa direzione come invece lo è il tratto lombare, il più basso della colonna che grazie al suo inarcamento offre plasticità al torace che tende ad aprirsi, formando anch’esso un inarcamento anteriore e dando così anch’esso l’impressione di curvarsi.
Altre zone interessanti sulle quali lavorare anatomicamente per capirne la struttura, sono quelle dei fianchi, rilevabili a livello muscolo scheletrico dalle creste iliache, sensibilmente percepibili a livello di palpazione, aventi posizioni pressoché laterali.
Così come le anche, riconoscibili se ci poniamo in posizione seduta a gambe incrociate, l’anca è visibile nella parte che risulta essere più infossata nella zona dell’inguine.
Tutti questi esempi sono riportabili ad ogni parte del corpo, dagli arti inferiori, alle caviglie, agli arti superiori, conoscere il principale strumento di lavoro del danzatore è essenziale per la buona riuscita dei movimenti e per la salvaguardia della struttura psico-fisica nel tempo.
Scarsa salvaguardia del corpo danneggia sia fisicamente che psicologicamente
Nella danza, una sconsiderata o scarsa salvaguardia del nostro corpo, potrebbe nel tempo danneggiarci dapprima fisicamente e poi, di conseguenza, anche a livello psicologico.
Non pochi sono gli eventi di danzatori sia famosi che sconosciuti ma alquanto bravi, caduti loro malgrado vittime di queste sporadiche, ma pressoché insormontabili problematiche.
Ernie discali, alluce valgo, traumi di varia natura (distorsioni, contusioni, ecc.), anca a scatto, artrosi articolari, dolore femoro-rotuleo, lombalgie meccaniche, legamenti lassi, ed altro ancora, sono solo alcune delle centinaia di possibili ostacoli e patologie, che possono oggi affliggere un qualsiasi danzatore.
Purtroppo alcune di queste sono problematiche naturali, dovute dall’invecchiamento dei tessuti o dalla loro conformazione, a volte fanno parte del DNA di chi ne è affetto, ma molte altre invece, possono essere prevenute da un corretto stile di allenamento, basato sul potenziamento muscolare, su una ginnastica correttiva (il Pilates può aiutare molto) e sul corretto riposo e rispetto del proprio corpo e anche della propria mente.
Imparare a prestare attenzione a ciò che il nostro fisico ancor prima di soffrire ci comunica, è una delle chiavi principali per il mantenimento continuo di un organismo sano, per tutta la durata del nostro percorso di vita sportivo.